Liquori Ditta Bernard

Questi sono i nostri liquori di montagna. Delle nostre montagne.
Li facciamo con erbe e con fiori che nascono spontanei o che vengono coltivati sulle Alpi piemontesi.
E non hanno mai visto o annusato un aroma, naturale o sintetico che sia.

A Pomaretto una antica tradizione viticola

I primi documenti che fanno riferimento alla presenza di vigneti nelle Valli Chisone e Germanasca ci vengono dai Conti delle Castellanie di Perosa e della Val San Martino del XIV secolo.

Sino all'invasione fillosserica, comparsa in Italia nel 1879, che distrusse tra il 1920 ed il 1930 i vigneti presenti nelle Valli Chisone e Germanasca, la coltivazione della vite era praticata sino ad altitudini e con esposizioni estreme, come nel caso dei vigneti di Riccopanso nell'ex Comune di Maniglia (ora Perrero) o di Castel del Bosco nel Comune di Roure.

A Pomaretto i vigneti, prima della crisi provocata dalla fillossera, occupavano buona parte dei ripidi versanti est, sud-est e sud che scendono dalla Punta Ceresa, la Seo 'd la Poùntia (m.1267), occupando una fascia all'incirca quadrilatera avente come lato inferiore il fondovalle a 620 m. slm e come lato superiore il limite dei boschi, che si eleva gradatamente in direzione est-ovest da 700 a 1000 metri circa di altitudine.

Questa fascia viticola era delimitata a levante dal costone che scende da Punta Ceresa e termina a picco sul Chisone con la Roccho dâ Përtûr, "la roccia del buco" (dal costone il pendio volge poi decisamente verso Meano e la Val Pragelato) ed a ponente dal confine con l'ex Comune di Bovile (Perrero) all'imbocco della Val San Martino.

La vite era coltivata perfino sul versante inverso della valle, nei pressi della borgata Gieli ed a Coumbo 'd Bàout, sulla destra della vecchia mulattiera che dalla borgata li Masèel sale verso lou Fort Louì.

Vigneti e chabòt

La forma di allevamento più diffusa era quella del tipo a vinnho bâso ed eccezionalmente a tòppio specie davanti ai chabòt o sulle rocce.
La moltiplicazione delle piantine di vite avveniva in genere "per propaggine", cioè curvando un ramo ed interrandolo per breve tratto nella sua parte mediana in modo da far uscire la sua estremità dal terreno.
Nelle buche d'impianto, lâ prouvàna, si distribuiva letame e si disponevano fascine di ramaglia; occorreva poi ripetere ogni tanto questa operazione e zappare il terreno per mantenerlo convenientemente concimato e sgombro da erbacce.

Le piantine erano disposte a file, orientate se possibile da nord a sud, affinché potessero ricevere più luce solare possibile.
Oltre naturalmente ai proprietari di Pomaretto, molte famiglie dell'alta Val San Martino (Massello, Salza, Rodoretto, Prali) e della bassa Val Pragelato (Meano, Roure e Boursèt in particolare) avevano qui la loro vigna ed il loro chabòt, provvisto di attrezzatura per la vinificazione: brinda, sibròt, tina, torch, oùire (brente, tinelli, tini, torchio, otri), nonché una riserva d'acqua ottenuta convogliando l'acqua piovana del tetto in un capace tinello, per preparare le soluzioni antiparassitarie.

Probabilmente la pagina più pittoresca e genuina dedicata alla viticoltura valligiana fu scritta nel 1908 da Don Giuseppe Sallen, parroco di Perrero:
E' un bello spettacolo per chi giunge da Perosa il gettare lo sguardo sulla riva sinistra della Germanasca; non c'è un cantuccio cui non si sia giunto per domandargli un poco del benefico liquore di Noè... E questo spettaloco si prolunga indefinitamente da Pomaretto, Blegier, la Toura, Villasecca, Chiotti, Trossieri, Perrero fino agli ultimi campicelli di Pomeifrè e di Richepanse dove ci possa essere la speranza che cresca un grappolo d'uva. E tutta questa estensione appartiene a tutta la valle; i più lontani abitanti di Praly, Rodoretto, Salza e Massello vogliono anche loro il loro posto al sole di Pomaretto e delle altre regioni vinicole, e tutta questa estensione è divisa tra un infinito numero di proprietari: il supremo desiderio degli abitanti dell'alta valle è di conservare la vigna dei padri, e possibilmente di comperarne una, spesso con grandi sacrifici che per i tempi che corrono non sono compensati dal raccolto della vigna...

Nel 1847 G. Casalis, nel suo Dizionario degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, segnala la presenza di vigneti a Prarostino, Pramollo, Villar Perosa, Pinasca - qui "riescono di qualche rilievo alcune produzioni in vegetabili, cioè quelle dell'avena, delle patate, delle castagne, ed eziandio delle uve: ...vendono essi il soprappiù del vino nelle vallee di Fenestrelle e di Pragelato".
Di Pomaretto ci ha lasciato una piacevole quanto dettagliata descrizione del vino prodotto localmente: "Fra i prodotti territoriali è da notarsi quelli delle viti, che forniscono in copia vini sulfurei, quali smerciansi principalmente nelle valli di San Martino e di Pragelato: il vino di Pomaretto ha per lo più una singolare particolarità: bevuto eziandio con qualche intemperanza lascia libera la testa, ma vacillano le gambe a che ne fa un uso alquanto smodato."

La stessa affermazione venne ripresa nel 1876 dall'ampelografo Conte Giuseppe di Rovasenda al riguardo del vino prodotto a Chiomonte con l'avanà: "il vino prodotto dall'avanà è rinomato per la sua qualità di togliere l'uso delle gambe a chi ne liba con troppa generosità, anziché portare fumi alla testa".

CIABOT PUNTO DI DEGUSTAZIONE
Il recupero di alcuni ciabot, ormai completamente diroccati, coperti da vegetazione, situati  all’interno di un’area  con appezzamenti fino al 2013  abbandonati, e con  il bando  del PSR   - Gal Escartons valli Valdesi -  è stato  ripulito  e   su una parte di circa 1500 mq  è stato  impiantato un vigneto didattico   con   i quatto vitigni  che caratterizzano il vino Ramìe:  Avana -  Avarengo - Becuet  - Chatus.
Con il coinvolgimento da parte della Citta Metropolitana di Torino nel progetto ALCOTRA:  STRADA DEI VIGNETI ALPINI è stato proposto il recupero  di alcuni  "Ciabot" realizzando un punto degustazione.
Riteniamo che il vino  Ramìe ...eroico per eccellenza.... assuma un importante valore se viene gustato all'interno delle aree di produzione.
Il progetto è stato curato dall'Architetto Gioacchino Jelmini e per la parte strutturale dall'Ingegnere Michele Ughetto.   I Lavori sono stati eseguiti con molta particolarità e attenzione dalla ditta Futur Garden S.r.l.
La struttura troverà una sua gestione e sarà disponibile per i produttori per   eventuali degustazioni con i propri clienti.

Le cultivar ieri e oggi

In base al "Catalogo dei vitigni attualmente coltivati nella provincia di Torino" del 1877, è possibile stabilire quale fosse la base ampelografica dei vini prodotti nell'area di Pomaretto e Perosa Argentina.
In queste zone erano principalmente coltivate le seguenti cultivar:

- a bacca nera:
avanà, nei tipi rosso, nero, grosso e piccolo
avarengo, con la varietà grossa
berla 'd crava, beuna nera, doux d'Enry, lambrusca e lambruschina nera, mogissan, montanara, nerettino nero corvia rossa, pellaverga, dolcetto, perveiral nero, vernaccia nera, plassa, tadone, brunetta., ...
- a bacca bianca:
bianchetto (blanchet), perveiral bianco, priè bianco, chasselas, lignenga, malvasia, moscatello, moscatellone, bolano, ...
vitigni buona parte dei quali ancora presenti oggi.

Indagini recenti hanno permesso di individuare la presenza di 10 - 15 vitigni autoctoni o decisamente rari; di questi solamente tre sono le varietà base per la produzione del vino Ramìe:
- avanà, sempre presente, rustica e di buon vigore vegetativo, a grappoli allungati di colore blu scuro non sempre uniforme;
- avarengo, molto vigoroso e generalmente poco produttivo (da qui il nome), dalle uve decisamente zuccherine;
- neretto, noto con innumerevoli nomi tra cui Bourgnin, Nebbiolo di Dronero, ecc. ma ora riconosciuto come chatus; è vitigno rustico e vigoroso che fornisce un'uva ricca di estratto e di colore;
Nei vigneti sono ancora presenti numerosi altri vitigni, tra cui: la lambrusca vittona (varietà non ancora autorizzata), poco vigorosa, dai grappoli di un caratteristico colore turchino (blu carta da zucchero) per l'abbondante copertura pruinosa;
il becuet (la berla 'd crava, per la particolare forma dell'acino), la plassa, il gamay, ecc.
I vitigni della tradizione piemontese come dolcetto, barbera, freisa, ecc. si sono diffusi in zona solamente in epoca post-fillosserica.

Il vino

Il vino Ramìe, dopo parecchi anni di sperimentazione seguita da un enologo di mestiere quale Giorgio Barbero, ha ottenuto nel 1996 il riconoscimento della D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata) che ha fissato nel disciplinare le principali regole di produzione:
- La zona di produzione delle uve per l'ottenimento dei vini atti ad essere designati con la denominazione di origine "Pinerolese" accompagnata dalla menzione tradizionale "Ramìe" comprende l'intero territorio dei Comuni di Pomaretto e Perosa Argentina;
- La tipologia "Pinerolese" Ramie è riservata al vino rosso ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti aventi   nell'ambito aziendale limitatamente ai vigneti   ricadenti   nella   tipologia "Pinerolese" Ramie la seguente composizione: Avanà Avarengo, Chatus, Becuet, congiuntamente minimo 60%.    Possono concorrere alla produzione di detto vino altri vitigni a bacca di colore analogo non aromatici da soli o congiuntamente per un massimo del 40% idonei alla coltivazione per la regione Piemonte ed iscritti nel Registro Nazionale delle varietà di vite per uve da vino;
- Caratteristiche organolettiche:
colore: rosso più o meno intenso;
odore: caratteristico, fresco, delicato;
sapore: asciutto, armonioso;

Il Ramìe è un vino di montagna, e come tale la viticoltura che ne è alla base deve confrontarsi con condizioni ambientali difficili e fortemente limitanti: pendenza elevata, suoli sassosi e superficiali, frammentazione e dispersione della proprietà, quindi appezzamenti di dimensione incongrua per realizzare investimenti significativi; tutto ciò ha portato ad un fenomeno assai preoccupante di abbandono della montagna delle zone dove si produce questo vino dalle alte potenzialità.
Oggi il Pinerolese Ramìe è un vino che, seppur di nicchia e prodotto da pochissimi viticoltori (sono solo in tre quelli che lo possono produrre direttamente: Bronzat Franco, Coutandin Giuliano e Ribet Roberto, e negli ultimi anni si è costituito il Consorzio produttori terre del Ramìe con n° 10 soci), ha incontrato il favore del pubblico tant'è che la scarsa produzione di bottiglie non riesce a soddisfare la domanda; purtroppo sono ancora in molti quelli che lo producono senza aver ottemperato alle relative trafile di legge in materia vitivinicola.
Recentemente nel territorio di produzione del Ramìe a Pomaretto sono state attuate delle opere di miglioramento del territorio: realizzazione di un acquedotto per la valorizzazione dei vigneti e, recentemente, un impianto di monorotaia ed una pista a servizio dei vigneti.
In conclusione, solo migliorando le tecniche di coltivazione e di vinificazione, optando in favore della qualità, piuttosto che della quantità, si può credere nella rinascita di questo prodotto: un vino che potrebbe diventare una risorsa economica, promuovendo l'immagine di un territorio che ha una storia da raccontare ed una componente paesaggistica da scoprire.

Il Ramiè a denominazione d'origine Pinerolese, è attualmente il vino più rinomato prodotto nel territorio di Perosa Argentina e Pomaretto da numerosi vitigni tra cui Avanà, Avarengo, Chatus e Becuet.
Deriva il suo nome dalla zona ad ovest di Pomaretto: ramiè è una catasta di legna che i viticoltori ammucchiavano durante i lavori di disboscamento per poter impiantare i vigneti.
E' un vino di colore rosso più o meno intenso, dal sapore asciutto e dall'intenso profumo fruttato che può raggiungere gli 12\13,5 gradi.

Il formaggio del Dahu

Le forme del formaggio del Dahu sono riconoscibili per la particolare etichettatura e inoltre sullo scalzo e sull'etichetta deve essere riportata la data di produzione.
Sono cinque i produttori del territorio che hanno aderito e dato il via alla produzione seguendo il disciplinare e da oggi iniziano l’attività di vendita nei mercati locali e presso la propria sede:
AGU' CHIAFFREDO VILLAR PEROSA -  LA CHABRANDA POMARETTO -  IL PICCHIO PRAMOLLO -  PLAVAN OSCAR SAN GERMANO CHISONE -   F.LLI SANMARTINO PINASCA -
Naturalmente le porte sono aperte anche agli altri produttori del territorio, in regola con le norme ASL, che vorranno produrre il formaggio del Dahu.

Azienda agricola I frutti di Emanuele

Produzione di confetture extra e marmellate.

Produzione succhi mela della Val Germanasca e succo uva "ramìe" prodotti nel laboratorio di Pomaretto

Dati di azienda agricola
Sede operativa laboratorio: Pomaretto Via Carlo Alberto n. 20
Sede legale: Salza di Pinerolo B.ta Fontane n. 19



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